Le radici profonde e il coraggio delle idee: dalla Giovane Italia a Fare Fronte
Nessuna storia, o quasi, comincia dal nulla. La nostra – senza dubbio – cammina sulle gambe di tutte quelle generazioni di militanti che con grande sacrificio hanno custodito e trasmesso un modo di essere. All’ombra dei nostri simboli e delle nostre tradizioni, migliaia e migliaia di ragazzi hanno avuto l’opportunità di diventare Uomini, incamminandosi nel solco di una medesima visione del mondo.
Se andando a ritroso dovessimo identificare una data di partenza, la cercheremmo nell’esperienza di Fare Fronte. Tuttavia, l’esistenza di un mondo studentesco organizzato e militante è di molto precedente: dal “Raggruppamento Studenti e Lavoratori” alla “Giovane Italia” – infatti – la galassia giovanile del Movimento Sociale Italiano ha sempre cercato di esprimere una propria linea in tal senso, coadiuvandola – nel tempo – con le attività universitarie del FUAN e con quelle, più “politiche” e “totalizzanti”, del Fronte della Gioventù. L’attività militante nelle scuole è stata sempre portata avanti con grande dedizione e impagabile coraggio: fu proprio nel contesto scolastico, per esempio, che Sergio Ramelli venne identificato e “processato” nella Milano della “violenza rossa” e delle chiavi inglesi Hazet 36. Dai volantinaggi alle assemblee, dalle manifestazioni agli scontri di piazza, dalle occupazioni alle tante battaglie politiche portate avanti con passione e sacrificio, tante sono le testimonianze di lotta e di affermazione. Un patrimonio enorme, che non è stato disperso e che abbiamo il dovere etico di custodire e trasmettere.
Partiamo dalla più “recente” esperienza di Fare Fronte. Essa rappresentò – senza dubbio – una tappa cruciale nel percorso di evoluzione e di crescita di una galassia militante che aveva appena chiuso i conti con la violenza degli “anni di piombo” e con la feroce repressione di un sistema che aveva affidato la propria stabilità demoratica alla logica criminale della “strategia della tensione”. Quando Gianni Alemanno si trova alla guida del Fronte della Gioventù romano, la situazione del mondo giovanile – reduce dalle persecuzioni che fecero seguito alla strage di Bologna – è desolante: il disimpegno sembra essere dilagante, le ferite degli anni Settanta sono ancora fresche, le istanze ideali vengono sacrificate sull’altare di un consumismo che sembra assumere una forma globale. Il mondo sta cambiando, preparandosi al crollo della “cortina di ferro” e all’egemonia del libero mercato, pronto ad affermarsi attraverso l’americanizzazione degli stili di vita e la frenetica cavalcata del progresso tecnologico. Il mondo studentesco, precedentemente egemonizzato dalla sinistra extraparlamentare, diventa un nuovo e papabile terreno d’azione. Tra il 1983 e il 1984 – dunque – viene elaborato nella capitale il primo documento sulla “scuola del futuro”. Si decide di tornare tra gli studenti, abbandonando l’astensionismo e adottando strategie di lotta al passo con i tempi. La scuola, giustamente dipinta come un luogo di riproduzione del sistema, diventa il bersaglio prediletto di una generazione che vuole immaginare un altro mondo, ricercando nuove parole d’ordine e nuovi riferimenti. Prende vita “FARE FRONTE PER IL CONTROPOTERE STUDENTESCO”, che subito assume una forma nazionale, organizzandosi nel mondo giovanile missino che si muove attorno alla componente “rautiana” del partito. L’anno della svolta è il 1985: il 16 Novembre, dopo una grande mobilitazione, Fare Fronte porta cinquemila studenti nelle strade di Roma, dando vita ad una manifestazione irriverente e ben organizzata, che sembra aprire una nuova stagione di radicamento e di affermazione. La Croce Bretone – che dal GRECE francese di Alain de Benoist arriva fino ai giorni nostri – fa bella mostra di sé sugli striscioni colorati che i giovani militanti portano in corteo. Nei due anni successivi, Fare Fronte crea un proprio immaginario, raggiungendo importanti traguardi nelle scuole e negli Atenei di tutta Italia. I temi proposti suscitano un largo interesse: dalla rivisitazione del ’68 all’emancipazione del mondo nazional-popolare “oltre degli steccati”, dall’analisi femminile estranea al “femminismo” alla critica frontale dell’american way of life, dalla visione identitaria dell’ecologia alla critica serrata del progresso. Non è tutto: prendono forma alcuna delle battaglie che accompagneranno la “destra studentesca” nei decenni successivi: dalla visione della scuola quale Comunità all’abolizione del libro di testo obbligatorio, passando per la lotta alla droga e alla faziosità del corpo docente. Soprattutto, si consolida l’indipendenza culturale, politica ed organizzativa di un mondo che non voleva essere rinchiuso nei recinti incapacitanti delle strutture partitiche o delle necessità istituzionali. I risultati sono straordinari, superando ogni più rosea aspettativa: l’elezione di decine di delegati, le occupazioni delle facoltà, i grandi cortei di piazza, la crescita compatta dei nuclei comunitari e il fermento culturale dettato dalle nuove fanzine sembrano sancire una “fuoriuscita dal ghetto” di portata storica.
A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, il Fronte della Gioventù raggiunge posizioni di rilievo nel mondo giovanile e nelle scuole. Momenti di grande elaborazione si verificano nel Nord Italia: Bologna, Monza, Padova, Torino e Trieste assistono ad una rinnovata effervescenza giovanile. La Comunità toscana, in un contesto difficile, conquista importanti risultati a Firenze, Livorno, Massa e Siena. Al nord-ovest, il triangolo delle Comunità militanti di La Spezia, Parma e Torino riesce a coordinare le attività nelle tre regioni, aprendo un nuovo fronte di lotta. A Busto Arsizio, la Comunità Giovanile inaugura un originalissimo – e ancora effervescente – modello di aggregazione metapolitico. Al Sud, Fare Fronte si afferma soprattutto a Napoli, mentre in Sicilia e in Sardegna trova spazio a Catania, Palermo e Cagliari. Il 1989, con il crollo del Muro di Berlino, rappresenta un punto di non ritorno: riaffiorano le battaglie ideali per l’Europa-Nazione, contro il sionismo e contro tutti gli imperialismi stranieri. In occasione della Prima Guerra del Golfo, Fare Fronte costituisce il “Comitato per l’Indipendenza dei Popoli”, schierandosi contro l’intervento americano: il corteo del 16 Marzo 1991, partecipato da migliaia di studenti, rappresenta una tappa cruciale del percorso storico della “destra giovanile” italiana.
Negli anni successivi le difficoltà politiche del Movimento Sociale Italiano si riflettono sul mondo giovanile, che continua comunque a produrre battaglie di ottimo livello, innestandosi nell’onda lunga della “lotta alla mafia” e delle proteste che seguono lo scandalo di Tangentopoli, nell’auspicio – poi sfumato – di una nuova fase politica liberata dai retaggi del vecchio sistema clientelare e partitocratico. Dopo la strage di via D’Amelio, nella quale perdono la vita Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta, viene creato il coordinamento “Fare Fronte Contro la Mafia”, che restituisce coraggio e dignità a migliaia di studenti, raccogliendo il dissenso vitale di un popolo che assisteva impotente alla guerra scatenata da “Cosa nostra”. Il 19 ottobre 1992, migliaia di studenti sfilano in corteo, estendendo la protesta su tutto il territorio nazionale.
Con la vittoria del centro-destra nelle elezioni del 1994 e la nascita di Alleanza Nazionale, inizia il lento processo di superamento del Fronte della Gioventù e delle strutture ad esso collegate: nascono i “circoli giovanili”, che segnano la fine di un’epoca ed aprono una nuova fase di confronto politico. Il traghettamento di Fare Fronte verso i nuovi lidi dello “sdoganamento” spetta a Marco Marsilio, allora referente del mondo studentesco. Il rilancio è affidato alla sigla de “Gli Antenati”, creata a Roma da Francesco Romanazzi e Giorgia Meloni: è un’operazione vincente, che apre nuove prospettive di radicamento. La sigla nasce per condurre – trasversalmente e con abile capacità di comunicazione – la battaglia contro “la scuola della preistoria” del Ministro Jervolino. La nuova stagione movimentista culmina nella grande manifestazione nazionale del 26 Novembre 1994: la sinistra studentesca viene messa all’angolo, confermando la rinascita della galassia “identitaria”. Il successo determina l’accettazione della Croce Bretone quale interlocutore istituzionale da parte di un Ministro, restituendo centralità e potere contrattuale alla “giovane destra”, fino a pochi anni prima relegata ai margini della società civile e dell’arco costituzionale. Il successo è duplice: da una parte Fare Fronte cavalca con successo una protesta contro una riforma della scuola, dall’altra conferma la sua autonomia dai giochi politici, combattendo un Governo di cui fa parte – nei fatti – anche il proprio partito di riferimento.
Da Azione Studentesca al Movimento Studentesco Nazionale
Se con il Congresso di Fiuggi – conclusosi il 27 Gennaio 1995 – nasce Alleanza Nazionale, il mondo giovanile affronta tempi più lunghi. La creazione di strutture svincolate dalle tradizionali organizzazioni giovanili e la naturale incertezza dinanzi ad una nuova stagione politica, comportano l’apertura di un dibattito interno che si conclude – almeno formalmente – nella celebrazione del Congresso di Rieti, tenutosi nel 1996. In questa assise giovanile, degna di menzione, prendono vita Azione Giovani ed Azione Studentesca. Quest’ultima, giunta fino a noi con fasi alterne, si pone subito in diretta continuità con Fare Fronte, ereditandone lo stile e il simbolo. La nuova agibilità politica offerta da Alleanza Nazionale, capace di sedere nella maggioranza di governo, offre importanti prospettive di affermazione: i documenti e le battaglie di Azione Studentesca, dunque, si adoperano per immaginare un nuova scuola. Alle proposte politiche, però, si unisce anche una profonda capacità di penetrazione generazionale: non viene smarrita, insomma, la sana irriverenza delle generazione precedenti, capaci di oltrepassare i consueti schemi della “destra” e della “sinistra” senza rinunciare al proprio bagaglio culturale di riferimento, alla propria vena ribelle e alla necessità operativa di organizzare l’agitazione e la piazza.
Protesta e proposta, dunque, vanno di pari passo: alla volontà di egemonizzare il mondo studentesco, infatti, si unisce la capacità di occupare spazi politici nelle Consulte provinciali e negli organi di rappresentanza. Azione Studentesca si dota di un proprio Presidente Nazionale, cui fanno eco i referenti provinciali sul territorio: quella che viene costituita, di fatto, è un’organizzazione strutturata e funzionante, capace di radicarsi in ogni angolo d’Italia. Le battaglie portate avanti, nel corso degli anni, sono sterminate: dalla storica crociata contro il libro di testo alla libertà di poter “studiare la verità”, oltre le faziosità dell’intellighenzia progressista; dalla sempreverde “lotta alla droga” alle giuste rivendicazioni del sindacalismo studentesco, per l’edilizia scolastica o contro la “scuola-azienda”. La definitiva affermazione del movimento si registra con la dura contestazione della “riforma Berlinguer”, varata nel 1997. Proprio in quell’anno, AS si afferma quale forza studentesca di primo piano nelle elezioni delle Consulte Provinciali, raccogliendo centinaia di migliaia di voti. Un trend che non si è mai interrotto, arrivando fino a noi. Il movimento, tuttavia, non smarrisce la sua vena ribelle – in coerenza con la propria autonomia – neanche quando sale al governo Alleanza Nazionale: il 2003, infatti, vede Azione Studentesca impegnata nella contestazione alla “riforma Moratti”, che prevede l’abolizione della “prova di maturità”. Dal 2004, sotto la guida di Michele Pigliucci – che “reggerà” il movimento fino allo scioglimento di Alleanza Nazionale, avvenuto nel marzo 2009 – Azione Studentesca raggiunge traguardi di grande rilievo: la sua presenza nel Forum Nazionale delle Associazioni Studentesche è ormai un dato di fatto, mentre sorgono nuclei organizzati in tutte le città.
Le forti campagne militanti contro il governo Prodi, culminate nel “Vaffa-Fioroni Day”, portano in piazza migliaia di studenti. Tra il 2008 e il 2009, il movimento si conferma la prima realtà politica nelle scuole italiana, conquistando la maggioranza delle Consulte provinciali del Paese: Firenze, Palermo, L’Aquila, Varese, Bergamo, Piacenza, Ferrara, Gorizia, Pordenone, Cuneo, Alessandria, Como, Napoli, Chieti, Cosenza. Il 2010, però, è l’anno della nascita de Il Popolo della Libertà, che vede la fusione di Alleanza Nazionale e Forza Italia: dopo una breve parentesi elettorale, anche i movimenti giovanili si fondono nella Giovane Italia, che chiude l’esperienza di Azione Giovani e Forza Italia Giovani. A differenza di Azione Universitaria, che resta in piedi con il proprio simbolo ed il proprio nome, Azione Studentesca è sciolta e trasformata nel Movimento Studentesco Nazionale, che Michele Pigliucci lascia a Gianfranco Manco. Dopo i buoni risultati dei primi due anni, però, il Movimento segue le fasi alterne del centro-destra, che viene attraversato da diaspore e scissioni.
Il mondo studentesco si trova ad affrontare una fase complessa, dove vengono meno i punti di riferimento nazionale e locali: il Movimento Studentesco Nazionale è sciolto, mentre – il 21 dicembre 2012 – prende vita Fratelli d’Italia, che riconosce il proprio vertice politico in Giorgia Meloni. I due anni successivi sono quelli più difficili: ad una iniziale fase di transizione, accompagnata da un dibattito interno, prende forma Gioventù Nazionale, che il 5 maggio 2014 viene ufficializzata quale organizzazione giovanile del partito. Nei mesi successivi, i militanti chiedono a gran voce la costituzione di una struttura studentesca che riunisca – in un solo fronte compatto – le tante realtà che avevano costituito nuclei autonomi e sigle parallele. Il primo tentativo, chiamato Rotta di Collisione, è franato dopo pochi mesi. L’impulso alla rinascita del mondo studentesco, allora, giunge dalla Comunità di Casaggì Firenze, che si assume la responsabilità di ricostruire il tessuto militante nazionale e di traghettarlo nel nuovo progetto.Dopo mesi di duro lavoro sotterraneo e costante, coordinato da Anthony La Mantia, una nuova generazione di attivisti sceglie di ripartire dalle origini: il 5 settembre 2016, in una partecipatissima assise del campo Fenix, viene rifondata Azione Studentesca. A guidarla è proprio Anthony La Mantia, dirigente fiorentino e riferimento nazionale delle tante Comunità militanti che vanno a costituire lo zoccolo duro del Movimento.
Un nuovo spirito di Fondazione, nel solco della croce bretone
Quando viene rifondata Azione Studentesca, l’obiettivo è fin troppo chiaro: restituire dignità, coraggio e organizzazione ad un mondo militante che sembra aver dimenticato le proprie origini e il proprio destino. La struttura che prende vita, in un batter d’occhio, rappresenta la più audace scommessa degli ultimi decenni: un movimento vitale, organico e strutturato, che antepone la ferrea coerenza ideale alla grigia burocrazia di maniera. Sono accantonati gli organigrammi, le nomine e i contrasti interni: tutto viene ricondotto alla disciplina della base e alla chiarezza del vertice, in linea con una visione del mondo che vuole recuperare i riferimenti forti, le simbologie originarie e i toni ribelli. Si inaugura una fase di reale indipendenza politica, che permette la costituzione di una classe dirigente estranea alle logiche correntizie e alle derive individuali. Lo scopo del Movimento, dunque, è quello di Formare dei quadri politici che compiano una scelta di vita totalizzante, libera e disinteressata: un azzardo riuscito, che trova espressione nella realizzazione di Campo Agoghè. Quest’ultimo, divenuto un appuntamento cruciale del mondo identitario italiano, prende vita nel luglio del 2017 a Leonessa, nel provincia di Rieti: centinaia di militanti, giunti da ogni angolo d’Italia, animano tre giorni di conferenze, concerti, allenamenti e riunioni. Ciò che ha rappresentanto quel momento – ripetuto ogni anno con ottimi risultati organizzativi e politici – è ben sintetizzato dal commento rilasciato all’indomani della prima edizione:
Le parole non sono sufficienti per descrivere Agoghè. Abbiamo rimesso in piedi un mondo studentesco che meno di un anno fa era disperso, afflitto e impotente. Gli abbiamo restituito una dignità, un progetto e una struttura. Lo abbiamo ricostruito da zero. Lo abbiamo riportato sulla scena militante con un’identità marcata e irriverente. Lo abbiamo educato alla disciplina e al senso del dono, indirizzandolo sulla strada della milizia e del combattimento. Lo abbiamo riorganizzato, offrendogli nuove prospettive di azione. Agoghè non è stato un semplice “campo estivo”, ma qualcosa di più. Non è stata l’ennesima passerella di politici grandi e piccoli, ma la sua naturale antitesi. Nessun protagonismo, nessuna diffidenza, nessun secondo fine: si è respirata l’aria pura della Comunità. Perché Agoghè è stato davvero un allevamento di anime, proprio come a Sparta: alle conferenze si sono alternati gli allenamenti fisici, alle presentazioni librarie si è accompagnata la pratica delle arti marziali, alle commissioni politiche sono seguiti i concerti. Tre giorni di essenzialità, lontani dalle comodità e dalle distrazioni, concentrati sulla necessità di superare se stessi, disposti ad accettare regole e consegne, pronti a dare e ricevere l’esempio: un solo corpo e una sola anima, dando colore a quel mastice ideale e spirituale che ci porterà all’assalto del futuro, arma al braccio e occhi alle stelle. Una generazione di militanti è in cammino, ribelle e inesorabile. Il bello deve ancora venire.
Il bello – in effetti – sarebbe venuto di lì a poco. Nei mesi successivi, Azione Studentesca balzerà alle cronache nazionali per essere tornata prepotentemente alla conquista delle scuole: sono decine le consulte provinciali prese dal Movimento, con il grande risultato di Firenze che fa rabbrividire i radical-chic di tutta Italia. Nel capoluogo toscano, infatti, gli identitari triplicano i voti del Partito Democratico in ogni singolo istituto della provincia, guadagnando le prime pagine di tutti i giornali. Per le riviste patinate della sinistra borghese è un vero e proprio choc: “Allarme fascista nelle scuole!”. Ma l’affermazione degli identitari prosegue, macinando decine di battaglie e inaugurando decine di nuovi nuclei da Nord a Sud: quella che si viene a creare attorno al Movimento è una vera e propria “rete identitaria” delle Comunità militanti, che spesso vogliono collaborare con Azione Studentesca anche in assenza di un coordinamento organico su altri livelli: l’organizzazione è effettivamente percepita nella sua essenza più profonda, in piena libertà rispetto agli schemi della politica parlamentare.
La protesta, ancora una volta, va di pari passo alla proposta: dalla storica battaglia contro la scuola-azienda al duro attacco verso l’alternanza scuola-lavoro, passando per il sempreverde sostegno all’edilizia scolastica e per l’atavica battaglia contro la faziosità dei libri di testo e del corpo docente. Ma i militanti della croce bretone vogliono andare oltre: la sfida intrapresa è ideologica e spirituale, abbracciando ogni scibile del pensiero e dell’azione. Vengono partoriti centinaia di volantini sui temi più disparati: dal sostegno alla Siria di Assad alla critica di una digitalizzazione galoppante che sta virtualizzando un’intera generazione; dalla lotta all’immigrazione clandestina all’auspicio di una nuova Europa, in ordine con la Civiltà millenaria dei nostri Padri e con il retaggio tradizionale dei nostri antenati; dalla sensibilizzazione contro la droga all’attenta analisi dei tanti decreti governativi, fino al giusto posizionamento nei confronti della pandemia e del disegno globalista che sta affossando le sovranità, decostruendo le identità e livellando i popoli. Società, geopolitica, infrastrutture, ambiente, economia e mondo del lavoro: quella di Azione Studentesca, dunque, è un’azione totalizzante, che non accetta limiti e lezioni. Lo scopo è fin troppo evidente: mettere in discussione lo spirito di questo tempo, ponendosi in divergenza rispetto ai mantra del “pensiero unico” e del “politicamente corretto”. Una scelta che trova conferma nel progetto editoriale di “Passaggio al Bosco”, nato anche grazie alla spinta di Azione Studentesca e divenuto – attraverso una produzione senza precedenti – un punto di riferimento trasversale e centrale per tutta la destra italiana. Il 10 ottobre 2020, in piena emergenza pandemica, il movimento offre una ulteriore dimostrazione di radicamento e mobilitazione: centinaia di militanti sono chiamati a raccolta sotto al Ministero dell’Istruzione, per contestare il Ministro Azzolina e proporre un nuovo modello di scuola: Azione Studentesca, ancora una volta, è la sola organizzazione che raccoglie la sfida di una opposizione frontale all’esecutivo giallo-rosso e alla crisi sistemica della scuola italiana. Mentre cresce costantemente il numero degli iscritti, gli identitari si pongono dei nuovi obiettivi: non basta custodire e trasmettere il sacro fuoco dell’Idea, perchè c’è un mondo da riconquistare. La marcia continua, con la faccia al sole e la schiena dritta: il trionfo di Agoghè 2021, che ha raccolto centinaia di militanti nello splendido contesto di Badia Prataglia – tra conferenze, escursioni ed un sano ritorno allo sport – attesta l’ottima salute di quello che, a tutti gli effetti, sembra essere il movimento studentesco più attivo e più radicato d’Italia.